Ostuni

Ostuni è una delle città più belle della PUGLIA, un raro gioiello bianco circondato da un mare di ulivi secolari il cielo azzurro che si staglia sullo sfondo la fare risaltare ancora di più, Tonino Guerra la definì “ una caduta di latte discesa dal seno dell’Appennino”. 

Sono bianche le finestre, le porte e le scale, di un bianco così accecante che quasi sembra di essere in paradiso, di Ostuni ci si innamora anche dei vicoli stretti, come è stratta l’ospitalità dei suoi abitanti, del loro calore che vi avvolge senza lasciarvi andare. 

In un dedalo di vie che si alternano a strade lastricate di chianche, e muri scialbati a calce, ed proprio questo che rende Ostuni la città bianca.

In un lontano passato, quando la città è stata costruita all’incirca nel 1600, purtroppo erano tempi bui, ci si faceva la guerra gli uni contro gli altri, vicini con lontani, e le condizioni igieniche scarseggiavano, e con questa vi erano molte malattie che ad oggi ci sembrano passate, ma nella storia di Ostuni la Peste è stato un vero e proprio flagello, e per sopperire a questo si poteva rimboccarsi le maniche e tinteggiare le facciate con il comune latte di calce, mischiato allo zolfo per disinfettare e ripulire le case e le strade dal passaggio della malattia, oppure ci si affidava alle VIE DIVINE, difatti sui colli di Ostuni ogni 3 di Febbraio, si svolge un pellegrinaggio, per andare ad adorare nella chiesa rupestre a lui consacrata, San Biagio, che la storia racconta essere passato da Ostuni per liberarla dalla Peste.
Ma sui colli non troviamo solo la chiesetta di San Biagio, ma uno scenario mozzafiato che si estende per circa 2 km, nella macchia mediterranea, ci ricorda di passare anche per le La cripta del santo protettore di Ostuni, Sant’Oronzo, che viene portato in processione da una sfilata di cavalli bardati a festa i giorno di 24-25-26 agosto, ma sui colli non possiamo fare a meno di passare dalle grotte di Agnano, dove l’archeologo Donato COPPOLA nel 1991 ha ritrovato la Donna di Ostuni, risalente a circa 27000 anni fa, particolare ed unica nel so genere visto essere i resti di una gestante alla 33esima settimana Il corpo della madre è stato rinvenuto in posizione fetale, con la mano sinistra posta sotto il capo e la destra delicatamente appoggiata sul ventre, quasi a proteggere la creatura mai nata. La donna, al momento della morte doveva avere all’incirca 20 anni. Dopo il rinvenimento lo scheletro è stato denominato “Delia” successivamente catalogato con il codice “Ostuni 1”. Nella stessa grotta sono stati rinvenuti resti di uno scheletro, denominato “Ostuni 2”; la sua pessima conservazione non ha consentito di determinare il sesso.